Il cartello choc al corteo femminista: "Meno femminicidi, più melonicidi"

Scritto il 23/11/2025
da Francesco Giubilei

All'evento di Roma con vip e associazioni gli slogan che auspicano la morte della premier

"Meno femminicidi, più melonicidi". Si può riassumere con questa frase scritta in un cartello esposto ieri al corteo organizzato a Roma dal collettivo "Non una di meno", il paradosso delle transfemministe: scendono in piazza per protestare contro la violenza ma utilizzano slogan intrisi d'odio arrivando ad augurare la morte al presidente del Consiglio che è una donna. Il cartello è stato pubblicato sui profili social del collettivo Zero Alibi e poi rilanciato da "Non una di meno Roma". Non a caso Fratelli d'Italia parla di "un paradosso grottesco" sostenendo che "l'invito all'eliminazione fisica di una donna, proprio da parte di chi si prepara a marciare nel nome del rispetto e della tutela femminile" sia "quasi una confessione involontaria: la violenza è inaccettabile tranne quando la vittima non piace politicamente. E così l'odio si traveste da moderno femminismo".

In effetti, già leggendo lo slogan di una manifestazione che in teoria dovrebbe essere contro la violenza sulle donne, emerge come le transfemministe siano scese in piazza animate soprattutto da finalità politiche e ideologiche: "Sabotiamo guerre e patriarcato".

Così, tra fumogeni, bandane, striscioni (con un meritorio omaggio a Ornella Vanoni) e chiavi di casa sventolate verso il cielo "a far rumore in segno di liberazione", sono comparse le ormai immancabili bandiere della Palestina e gli striscioni pro Gaza oltre a slogan contro il governo, Giorgia Meloni e il ministro della Famiglia Eugenia Roccella. D'altro canto non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso da una manifestazione che nella propria piattaforma programmatica sostiene ci sia "un continuum tra violenza patriarcale e genocidaria" e che "una società di guerra ha bisogno di appiattire i generi nel binarismo" adottando "intersezionalità come pratica di lotta". Secondo la senatrice Ester Mieli "le finte femministe istigano alla violenza contro Giorgia Meloni". E la senatrice di Fdi Cinzia Pellegrino ritiene "incredibile" che le femministe incitino all'odio "contro una donna". Al corteo, tra cartelli "Roma oggi è trasnfemminista e postcoloniale" e "La scuola si-cura", hanno partecipato varie personalità come l'attrice e regista Paola Cortellesi e il regista Ferzan Ozpetec e tra i politici Nicola Fratoianni ed Elisabetta Piccolotti di Avs. Proprio la Cortellesi ha affermato che la violenza contro le donne è "una questione culturale da affrontare nelle scuole" mentre per l'attrice Anna Foglietta "il percorso sullo sradicamento della violenza di genere è un percorso che deve essere portato avanti responsabilmente da tutti".

Per il 25 novembre, giornata in cui si celebra l'eliminazione della violenza contro le donne, Non una di meno ha già annunciato una nuova manifestazione sotto il ministero dell'Istruzione promuovendo una "Lezione sessuo-affettiva collettiva" e puntando il dito contro il ddl Valditara: "Ordine, disciplina, occidentalismo, binario dei generi, militarizzazione, precarietà dell'insegnamento: la misura è colma".

Intanto a Roma ha inaugurato Mupa, il Museo del Patriarcato, promosso da ActionAid in cui i visitatori potranno fare un viaggio nel 2148 (anno in cui cesserà la disparità tra uomini e donne secondo gli organizzatori) interrogandosi "su credenze, comportamenti e stereotipi protagonisti del XX e XI secolo".

Attraverso opere, reperti e testimonianze si possono "osservare con sguardo critico i comportamenti, le abitudini e le narrazioni che ancora oggi alimentano la violenza maschile sulle donne e sulle soggettività marginalizzate per la propria identità di genere. Un modo per immaginare un futuro in cui la violenza di genere e il patriarcato siano davvero solo un ricordo del passato". Peccato una sezione del museo non sia dedicato al patriarcato e al ruolo delle donne nell'islam ma si sa, attaccare la società occidentale è più facile e meno pericoloso.