Un'altra notte è scivolata su Papiri come un sudario, e perfino il silenzio sembra trattenere il respiro, terrorizzato da ciò che potrebbe rompere la sua fragile tregua. Così si ridesta la Nigeria: nel centro nero di un vortice di violenza che inghiotte studenti e tritura cristiani senza pietà, mentre, dall'altra parte del mondo, Trump sembra ad un passo dallo scatenare le sue truppe.
L'ultimo devastante capitolo è stato scritto venerdì a Papiri, nella regione centro-settentrionale del Paese, dove un commando di uomini armati ha assaltato l'istituto cattolico St. Mary's School, sequestrando 315 studenti e 12 insegnanti. Un numero agghiacciante che si aggiunge ai 25 rapimenti registrati solo pochi giorni fa in altre scuole e parrocchie della vasta fascia settentrionale nigeriana. I miliziani jihadisti sono arrivati a bordo di moto ad alta cilindrata, hanno sfondato i cancelli senza esitazione e aperto il fuoco, ferendo gravemente un vigilantes che tentava di opporre resistenza. Poi la fuga nel nulla con gli ostaggi, molti dei quali adolescenti tra i 12 e i 17 anni. Alcuni studenti sarebbero riusciti a scappare rifugiandosi nella boscaglia, ma non si hanno conferme né localizzazioni: sembrano evaporati nella foresta che circonda l'istituto, uno dei più popolosi della zona, con oltre 600 iscritti. La spirale di rapimenti, assalti armati e attentati sta spingendo la Nigeria in una crisi profonda e multiforme. Il presidente Bola Tinubu, di fronte all'escalation, ha annullato tutti gli impegni internazionali, inclusa la partecipazione al G20 di Johannesburg, per rientrare ad Abuja e seguire la situazione. Negli ultimi giorni, nell'arco di 72 ore, si sono registrati: il rapimento di 25 studentesse nello Stato di Kebbi, l'assalto a una chiesa pentecostale a Eruku, con l'uccisione di due fedeli e il sequestro di circa 38 persone, il rapimento di un parroco cattolico nella diocesi di Kaduna e l'uccisione del generale Muhammad Uba nello Stato di Borno durante uno scontro con i miliziani dell'Iswap, la costola regionale dello Stato islamico.
Purtroppo solo il 37% delle scuole situate nei dieci Stati più colpiti dispone di sistemi di sicurezza minimamente adeguati. Il resto è lasciato alla buona volontà di pochi vigilantes mal attrezzati o, spesso, alla totale assenza di protezione. Per Boko Haram e Iswap colpire le scuole non è solo un'azione tattica: è una strategia sistematica, pensata per modellare il futuro. Una guerra ideologica contro l'istruzione, soprattutto quella cristiana e femminile, ma anche un mezzo per ottenere riscatto, reclutare nuovi combattenti, alimentare la propaganda e aumentare la pressione politica sul governo nigeriano. Su questo scenario già incendiato si innesta un nuovo fattore geopolitico: l'effetto Trump. Nelle ultime settimane il tycoon ha minacciato di inserire la Nigeria nella lista dei Paesi sotto osservazione per le violazioni dei diritti dei cristiani. Parole che hanno pungolato i jihadisti, spingendoli a dimostrare che possono sfidare apertamente gli Stati Uniti anche nel cuore dell'Africa.
Ieri Trump è tornato all'attacco, visibilmente furioso: "Quello che sta accadendo in Nigeria è una vergogna. Migliaia di persone vengono massacrate, è un genocidio. Ho già ordinato al nostro Dipartimento della Guerra di prepararsi a un'eventuale operazione".

