La fedelissima Greene "molla" Trump

Scritto il 23/11/2025
da Valeria Robecco

"È un traditore, ma io non faccio la moglie maltrattata". E lui: "Pazza delirante"

Trema il mondo Maga. A un anno dalle elezioni di metà mandato, il divorzio tra Donald Trump e Marjorie Taylor Greene, una delle sue più ferventi sostenitrici, getta ombre sulla tenuta della base del movimento. Il presidente viene definito dalla deputata della Georgia «un traditore», ma le poi precisa che «io non sono una moglie maltrattata che tace». La Greene ha annunciato le proprie dimissioni dalla Camera dei Rappresentanti il prossimo 5 gennaio dopo un durissimo scontro con il tycoon.

Diventata famosa per il suo appoggio sfegatato a Trump durante le elezioni del 2020, Greene si è trovata in crescente disaccordo con lui dall'inizio del secondo mandato. Il culmine della spaccatura è stato il contenzioso sulla diffusione dei file di Jeffrey Epstein e la riluttanza dell'inquilino della Casa Bianca a pubblicare le carte relative al finanziere pedofilo morto in carcere nel 2019. «Difendere le donne americane che sono state violentate a 14 anni, sfruttate da uomini ricchi e potenti, non dovrebbe comportare che io venga definita una traditrice e minacciata dal presidente degli Stati Uniti, per il quale ho combattuto», ha detto. Da tempo, comunque, Greene criticava i repubblicani, rei suo parere di non impegnarsi ad affrontare

le reali priorità della popolazione, in primis l'aumento del costo della vita.

«Gli elettori sanno quanto debito hanno sulle carte di credito, quanto sono aumentate le bollette negli ultimi cinque anni, quanto costa oggi fare la spesa, quanto è salito l'affitto - ha spiegato -. E sanno di essere stati sovente messi in difficoltà dai grandi fondi immobiliari quando hanno provato a comprare una casa». E ancora, ha definito la guerra a Gaza un genocidio, ha criticato la decisione del comandante in capo di bombardare gli impianti nucleari iraniani e ha insistito affinché i sussidi sanitari in scadenza vengano prorogati, avvertendo del rischio di un'impennata dei premi per le persone del suo distretto.

Venerdì sera, in un video di dieci minuti, Greene ha spiegato che non sarebbe stato giusto nei confronti del suo distretto della Georgia nord-occidentale, uno dei più conservatori del Paese, vederli «sopportare primarie dolorose e piene di odio contro di me da parte del presidente per cui tutti abbiamo combattuto». E allo stesso tempo ha sottolineato che «i repubblicani probabilmente perderanno le elezioni di medio termine». «Mi rifiuto di essere una moglie maltrattata che spera che tutto svanisca e migliori», ha aggiunto, contrapponendosi alla «maggior parte dei repubblicani dell'establishment, che in segreto odiano Trump, lo hanno pugnalato alle spalle e non lo hanno mai difeso da nulla, ma che nel frattempo sono stati tutti accolti dopo le elezioni».

L'ex alleata di ferro di The Donald fa parte del gruppo della base originaria che cova risentimento nei confronti delle sue

attuali politiche, tanto da dire che anziché dal Maga «l'America si è ritrovata ad essere governata da un manipolo di Neocon manovrati dalle lobby». «Se vengo messa da parte e sostituita da neoconservatori, Big Pharma, Big Tech, la lobby militare-industriale, governi stranieri e la classe dei grandi finanziatori, che non sa nemmeno relazionarsi con i veri americani - ha concluso - allora anche gli americani comuni sono stati messi da parte e sostituiti». Insieme ad altri esponenti Gop come Tucker Carlson, ha espresso lo scontento per l'eccessivo peso che il presidente ha dato ad esempio al dossier ucraino e ad altre questioni «non strettamente America First».

Trump, dal canto suo, prima del voto per la pubblicazione dei documenti su Epstein l'ha definita una «traditrice» e «una vergogna per il partito», ritirando il sostegno e bollando la deputata come «una pazza delirante». E ora, ha festeggiato il suo addio al Congresso come «una grande notizia per il Paese».

In un post su Truth, il tycoon ha insinuato che Greene ha deciso di dimettersi per il suo calo nei sondaggi e il rischio di una sconfitta alle primarie contro uno sfidante sostenuto dal presidente. «Per qualche motivo, principalmente il fatto che mi sono rifiutato di rispondere alla sua interminabile raffica di telefonate, Marjorie è diventata cattiva - ha aggiunto -. Tuttavia, la apprezzerò sempre e la ringrazio per il suo servizio al nostro Paese».