“Sono incredula e felice”. Queste le prime parole di Ilaria Salis dopo il voto della Commissione Affari giuridici a Bruxelles, che ha respinto la revoca dell’immunità. "Il risultato di questo voto è il segno che molti alla Ue hanno capito che il problema è l'Ungheria di Orbán, non il mio processo" l'analisi dell'eurodeputata di Avs al Corriere: "E ribadisco che sono pronta a farmi giudicare in Italia, da un tribunale imparziale e che rispetti lo stato di diritto. Anche diversi colleghi di centrodestra mi hanno mostrato in questi giorni la loro solidarietà. preferisco non fare nomi, ma sono rimasta sollevata".
Decisivi due voti del Ppe per l'esito, ora l'attenzione è rivolta al 7 ottobre, quando toccherà all'Assemblea plenaria riunita a Strasburgo. "Ho saputo dell'esito della votazione mentre ero in ufficio con alcuni miei collaboratori. Poi ho chiamato subito mio padre Roberto. Era felicissimo. Ma sappiamo che ancora questa vicenda non è finita" ha proseguito la Salis: "Se festeggerò? C'è tempo e serve cautela. Ora devo completare il mio lavoro odierno in Commissione, poi stasera si vedrà".
La Salis ha ammesso di aver avuto paura - "avevo chiaramente il cuore in gola" - e ha sottolineato di aver avuto delle interlocuzioni con altri colleghi del Ppe: "Certo, c'è un lavoro quotidiano. Ma certi rapporti sono personali e preferisco tenermeli per me. E ciò mi ha rincuorato molto, perché il sostegno in queste settimane di tensione non mi è arrivato solo dall'area progressista". E l'attivista di sinistra non rinnega niente, nemmeno il durissimo j'accuse contro Budapest al Parlamento europeo: "Ridirei tutto? Non c'è dubbio. Avendo conosciuto l’Ungheria sulla mia pelle e per il suo lato peggiore mi sembrava doveroso dirlo. Ho trascorso 15 mesi in carcere, con le catene ai piedi in tribunale... Continueremo a batterci per la democrazia in tutta Europa".