Si è svolto ieri al Maxxi di Roma il primo congresso della Sicfe (Società italiana carbossiterapia funzionale ed estetica). La metodica negli ultimi anni ha ampliato il proprio raggio d'azione ben oltre l'estetica, trovando applicazioni nelle patologie vascolari, nei disturbi funzionali e nei protocolli integrati di medicina rigenerativa. Il congresso ha riunito specialisti italiani e internazionali con l'obiettivo di costruire un dialogo scientifico aggiornato e condiviso, ma anche di migliorare la capacità di comunicare all'esterno l'efficacia - e i limiti - di una tecnica spesso fraintesa dal grande pubblico, sempre più esposto a messaggi distorti sulla medicina e sulla cura della persona.
"Con questo congresso vogliamo portare la carbossiterapia al centro di un dibattito scientifico moderno, basato sull'evidenza, sull'integrazione interdisciplinare e sulla visione olistica della bellezza come espressione di salute e funzione", afferma la presidente Sicfe, Nadia Fraone, che vede in questo appuntamento "il primo passo di un percorso di valorizzazione e formazione che mira a diffondere la carbossiterapia come metodica non solo nell'ambito della medicina estetica ma della medicina in generale basandosi su presupposti e studi scientifici".
Fraone è intervenuta con una relazione dedicata all'area perioculare, ricordando come questa regione sia tra le prime a mostrare i segni del tempo a causa della cute più sottile, del continuo movimento dell'occhio e della particolare predisposizione a discromie e invecchiamento. Ha raccontato come le occhiaie rappresentino spesso il motivo principale di disagio dei pazienti, perché "sono ciò che rende immediatamente un volto più stanco di quanto non sia". Ripercorrendo classificazioni e studi degli ultimi anni, ha sottolineato come le forme pigmentate e miste siano le più comuni e come la carbossiterapia trovi proprio qui un campo di applicazione particolarmente favorevole grazie alla capacità di migliorare l'ossigenazione, la microcircolazione e l'infiammazione locale.
La presidente ha evidenziato anche alcuni fraintendimenti diffusi: gli edemi molto evidenti descritti in studi passati, ha spiegato, non rappresentano la pratica attuale. Oggi la tecnica si basa su flussi ridotti di anidride carbonica iniettati nella regione sottocutanea, come confermato da ricerche che dimostrano come quantità minori di gas garantiscano gli stessi risultati con minori effetti collaterali.
Il congresso ha ospitato relatori provenienti da diverse discipline, dall'angiologia alla tricologia alla ginecologia, punta così a offrire un quadro aggiornato delle possibilità dell'anidride carbonica medicale, dalla rigenerazione cutanea al miglioramento della funzione dei tessuti, confermando la carbossiterapia come uno strumento in evoluzione.