Il governo accelera la sua corsa verso il referendum sulla riforma della giustizia, nella convinzione che i sondaggi soffino abbondantemente dalla parte del Sì, motivati soprattutto dal progressivo calo, negli ultimi anni, della fiducia dei cittadini nei confronti della magistratura. Per questo l'intenzione è di "non politicizzare" troppo, come ha detto il ministro Nordio. E di non portare la consultazione sul terreno delle opposizioni che sperano di trasformare la partita in una spallata all'esecutivo. L'idea è piuttosto di spingere il dibattito sulle storture che nel tempo hanno provocato disaffezione. Puntando soprattutto su alcuni casi che hanno contribuito ad alimentare la sfiducia verso la categoria. Tra le "armi" brandite dalla maggioranza contro la "giustizia che non funziona" ci sono ancora le scorie del sistema Palamara, che tre anni fa ha scoperchiato il metodo spartitorio delle correnti, che i sostenitori della riforma prevedono di eliminare con il sorteggio dei due nuovi Csm. C'è però anche tanta cronaca recente. A prescindere dal fatto che i casi abbiano più o meno a che vedere con la necessità di separare le carriere di chi indaga da quelle di chi giudica, vengono considerati comunque emblematici di un certo malfunzionamento del sistema.
Su tutti quello di Garlasco, trasmesso tutti i giorni in diretta televisiva, per le sue pesanti implicazioni e contraddizioni: un condannato in via definitiva per l'omicidio di Chiara Poggi, da dieci anni in carcere; una nuova indagine che scoperchia un presunto verminaio sulla Procura che aveva già indagato sul delitto; presunte mazzette, magistrati sotto accusa, errori clamorosi. E poi un altro indagato per l'omicidio, presunto innocente fino a prova contraria. Non è sfuggito al centrodestra l'impatto mediatico di un simile cortocircuito in chiave referendum, ricondotto con una semplificazione a un interrogativo che suona più o meno così: "Se secondo te la giustizia così com'è non funziona, vota sì". Nell'arsenale del Sì c'è anche l'inchiesta sull'urbanistica milanese scoppiata in estate con una sfilza di arresti, e uno scenario che sembrava aver rivelato un sistema corruttivo all'ombra degli alti grattacieli e di Palazzo Marino. L'impianto accusatorio dei pm era stato accolto dal gip ma poi messo in crisi, prima dal Tribunale del Riesame che ha annullato le misure cautelari di tre indagati, poi dalla stessa Cassazione, che ha dichiarato "inammissibile" il ricorso della Procura per assenza di gravi indizi. E nelle ultime ore l'ennesimo capitolo dello scontro tra politica e magistratura, con il caso dei bambini tolti alla famiglia che vive nel bosco di Palmoli dal Tribunale dei minori. Salvini attacca i giudici e si ipotizza l'invio degli ispettori del ministero.
Infine, ancora polemiche sul Procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che aveva letto in tv un'intervista falsa di Giovanni Falcone: "Sbagliano - attacca Fdi riferendosi alle toghe - non chiedono scusa e rilanciano. È ora di cambiare. Riformiamo la giustizia".