Si allarga il campo di azione della 50 Best, la classifica mondiale che dopo aver preso in considerazione i ristoranti, i bar, gli alberghi, ora mette in fila anche le cantine del pianeta. Una lista che tiene conto non soltanto della qualità del vino prodotto ma anche della bellezza architettonica e paesaggistica della cantina stessa, dell’attenzione alla sostenibilità e dell’accoglienza, premiando così le aziende nel loro complesso.
Va detto che la performance dell’Italia è stata piuttosto deludente, con la prima cantina italiana appena al 19esimo posto, detenuto da Ceretto Wines, nelle Langhe, un luogo di assoluta eccellenza non solo grazie a vigneti magnificamente pettinati ma anche grazie a una struttura per l’accoglienza moderna ma perfettamente in armonia con il panorama circostante, ma anche grazie alle iniziative per il territorio (come l’acquisto e il restauro della Cappella di Barolo, trasformata dagli artisti Sol LeWitt e David Tremlett in un giocoso trionfo di colori vivi) e al contributo all’altissima gastronomia dell’area, con il ristorante Tristellato Piazza Duomo dello chef Enrico Crippa. Una realtà che forse avrebbe meritato di essere anche più in alto nella graduatoria.
Nessun’altra cantina italiana è nella top cinquanta di una lista dominata dagli Stati Uniti d’America e con tante rappresentanze francesi, spagnole, argentine, cilene. Al primo posto c’è Vik, cantina futuristica e perfino un po’ distopica della Mullahue Valley in Cile, al secondo la cantina tedesca Schloss Johannisberg, al terzo la spagnola Bodegas Ysios, con la sua cantina che assomiglia a una cattedrale modernista dispersa nella regione della Rioja. Nella top ten anche Bodega Garzòn nella regione uruguayana di Maldonado (quarto posto), Château Smith Haut Lafitte nel Bordeaux, in Francia (quinto posto), la sudafricana Klein Constantia Wine Estate della regione del Capo occidentale (sesto posto), l’altra sudafricana Creation ad Hemel-en-Aarde (settimo posto), la maison Ruinart, primo indirizzo della Champagne, con le sue magnifiche cave in gesso, le più belle della regione (ottavo posto), l’altra leggenda francese Château D’Yquem, regno del Sauternes (nono posto) e infine un’altra cantina cilena, Montes, nella Colchagua Valley (decimo posto).
Per trovare altre cantine italiane bisogna andare a scorrere la seconda classifica, quella dal 51esimo al 100esimo, posto, che ci riserva qualche soddisfazione in più. Qui al 61esimo posto troviamo Castello Banfi nel territorio di Montalcino, in Toscana; al 78esimo l’Azienda Agricola Arianna Occhipinti sull’Etna, in Sicilia; all’80esimo Marchesi di Barolo, di nuovo nelle Langhe; all’81esimo la Tenuta Cavalier Pepe in Irpinia, all’83esimo Masi in Valpolicella e all’87esimo Casanova di Neri a Montalcino. L’anno scorso l’Italia aveva piazzato al 14esimo posto Tenuta Cavalier Pepe, mentre nel 2023 era andata peggio con Ceretto 29esima. Si spera in qualche miglioramento l’anno prossimo.