Zelensky all'angolo cerca sponde. A Ginevra pressing per la svolta

Scritto il 23/11/2025
da Matteo Basile

Il leader ucraino designa la squadra per i colloqui in Svizzera e punta sugli alleati per convincere Washington a cambiare linea. "Scongiurare una nuova invasione"

La speranza che la guerra finisca, la paura che sia stato tutto inutile, la consapevolezza che per arrivare a condizioni migliori servano sponde. In Ucraina le giornate difficili sono quotidianità da quasi quattro anni ma probabilmente mai come queste sono quelle che segnano un bivio fondamentale. "La vera pace è sempre basata su una sicurezza garantita e sulla giustizia", dice Volodymyr Zelensky. E il piano di Donald Trump, che sembra piuttosto essere il piano congiunto Usa-Russia, non fornisce all'Ucraina particolare sicurezza ma sicuramente poca giustizia. E il fatto che lo stesso Trump ieri sera abbia detto che no, il piano presentato non è necessariamente quello definitivo, e che non si tratta di "un'offerta prendere o lasciare", accende una fiammella di speranza per Kiev.

Ci sono infatti punti su cui Kiev non può, o perlomeno fatica molto, a cedere. Le cessione di territori così come presentata è troppo ampia. Le condizioni su esercito e disarmo pongono le condizioni per una nuova possibile invasione russa in futuro. E l'amnistia sui crimini di guerra non può certo piacere a chi ha difeso la propria terra da un'invasione che ha registrato molti tragici episodi di crimini contro l'umanità. Il presidente ucraino, dopo il drammatico discorso di venerdì, sembra più convinto che le condizioni possano cambiare in meglio e per questo ha scelto una delegazione per i colloqui con gli alleati che "sappia proteggere gli interessi nazionali ucraini e sappia esattamente cosa è necessario per impedire alla Russia un terza invasione", in modo da assicurare "che da nessuna parte in Europa o nel mondo possa prevalere il principio che i crimini contro i popoli e contro l'umanità possano essere premiati o perdonati".

E allora, ecco la sponda dell'Europa, impegnata nel doppio ruolo di stare vicina a Kiev e nel contempo iniziare una forte moral suasion nei confronti della Casa Bianca. Un'Europa spiazzata perché, secondo quanto riferisce il Financial Times, nessuno tra i leader del Vecchio Continente si aspettava un piano tanto duro per Kiev e così favorevole a Mosca, tanto che in molti hanno fatto notare come la bozza dell'accordo sembri scritta in russo e poi, successivamente, tradotta in inglese.

Nel team ucraino che si interfaccerà da oggi a Ginevra con gli emissari americani e russi ci saranno il suo principale collaboratore, Andriy Yermak, Rustam Umerov, segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale dell'Ucraina che guiderà la delegazione di cui faranno parte anche il capo dell'intelligence della difesa Kyrylo Budanov, il capo di stato maggiore Andrii Hnatov, il capo del servizio di intelligence estero Oleh Ivashchenko, il viceministro degli esteri Sergiy Kyslytsya, il vicesegretario dell'Nsdc Yevhen Ostryansky, il vicepresidente del servizio di sicurezza Oleksandr Poklad e il consigliere di Yermak Oleksandr Bevz. Una squadra scelta per "colloqui ai massimi livelli", spiega Umerov, consapevole del fatto che la posta in gioco è altissima per Kiev. Certa anche che da sola, non può raggiungere nessun obiettivo.

Per questo il ministro degli Esteri Andrii Sybiha, così come Zelensky in maniera ufficiosa, ha discusso con i principali partner europei del piano Usa. Una telefonata "tempestiva e significativa", con leader ed emissari degli stati europei che sostengono l'Ucraina per discutere "in dettaglio gli elementi delle proposte di pace presentate dagli Stati Uniti e del nostro lavoro congiunto per aprire la strada a una pace giusta", ha detto Sybiha. Decisivo, dunque, il ruolo dell'Europa, che a sa volta non vuole essere scavalcata brutalmente da Washington. "La Russia è quella che avanza le richieste. La Russia è quella che minaccia. E ora, se pensiamo offriamo loro qualcosa, allora in realtà ottengono qualcosa che prima non avevano", spiega l'Alto rappresentante per gli affari Esteri dell'Ue Kaja Kallas, ripostando l'intervento che fece alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 2022 quando era premier dell'Estonia. Kallas ha aggiunto una citazione dell'ex ministro degli Esteri sovietico Andrej Gromyko, che descrivendo le tattiche di negoziazione dell'Urss fissava tre punti. "Primo: pretendere il massimo. Non chiedere, ma pretendere. Secondo: presentare ultimatum, minacciare. Terzo: non concedere nulla durante i negoziati. Perché ci saranno sempre persone in Occidente che ti offriranno qualcosa. E alla fine, qualcosa che prima non avevi", avverte Kallas. Perché, evidentemente, la storia può ripetersi ancora. E ancora.