"Totale innocenza". È di questo che parla Alessandro Scandurra, l'architetto coinvolto nell'inchiesta dell'urbanistica, in una lettera inviata agli stakeholders. Era finito ai domiciliari il 31 luglio per ordine del gip Mattia Fiorentini, e liberato lo scorso 12 agosto dopo che il tribunale del Riesame ha annullato il provvedimento. L'architetto ha parlato "di narrazioni parziali e distorte" della vicenda, che hanno " rischiato di offuscare la mia reputazione e il lavoro di una vita interamente dedicata all’architettura, alla città e ai suoi valori più profondi". Nel riferirsi alle motivazioni del Riesame, ha parlato di un "documento limpido, che restituisce finalmente un quadro chiaro dei fatti e che permette di guardare con fondata ragionevolezza al pieno riconoscimento della mia totale innocenza".
Per Scandurra si tratta di un passaggio che "non è solo un atto giudiziario: è il ristabilimento di un principio fondamentale – la verità – che riconsegna dignità a una storia professionale sempre improntata alla correttezza, alla responsabilità e al rispetto delle persone e dei luoghi". E la mail inviata è una occasione, per l'architetto, di "esprimere profonda gratitudine a chi, in questi mesi difficili, mi ha espresso sostegno e fiducia. La vostra vicinanza è stata una forza concreta e mi ha confermato che la trasparenza e l’integrità non sono soltanto valori dichiarati, ma vissuti e condivisi".
Conclude la lettera: "Oggi sento ancora più forte l’impegno a proseguire il mio lavoro con la stessa passione, visione e serietà che hanno sempre guidato la mia professione. Continuare a costruire architetture che migliorino la vita delle persone e a contribuire con rigore e creatività alla trasformazione delle nostre città è il modo più autentico per ribadire chi sono e quale sia il mio percorso".